Agricoltura e pesticidi: cosa resta nel piatto?

Dal controllo europeo a quello ministeriale, come veniamo tutelati dall’esposizione alimentare ai prodotti fitochimici?

Il controllo dei residui di fitochimici negli alimenti è di primaria importanza. Abbiamo già affrontato in un precedente articolo gli effetti sulla salute umana derivanti dall’esposizione a queste sostanze chimiche, spesso sottovalutate, forse perché non “visibili” ad occhio nudo come il fumo che si sprigiona da una discarica andata a fuoco o la cappa di smog sopra una città, condizioni che ci danno un’immediata percezione di pericolo. Se siamo attenti a ciò che “respiriamo”, dovremmo esserlo altrettanto e forse di più verso ciò che mangiamo, perché l’alimentazione è imprescindibile dalla vita stessa perciò contemporaneamente fonte di benefici e di possibili rischi.

Vedremo ora come si realizza il controllo europeo sui fitosanitari, inoltrandoci poi nell’analisi dell’ultimo report del nostro Ministero della Salute per capire, dati alla mano, quanto siano realmente sicuri i prodotti ortofrutticoli che consumiamo.

Il mega programma di controllo europeo: EU-coordinated and National Programs

 

L’EFSA (European Food Safety Authority) – l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare – è l’ente che sovrintende la valutazione dei rischi nella catena alimentare; elaborando pareri scientifici e consulenze, permette agli Stati Membri di prendere decisioni efficaci per la tutela della salute dei cittadini.

È del 2 aprile 2020 l’ultima pubblicazione del report annuale EFSA [1] sui residui di pesticidi negli alimenti del mercato europeo. Si tratta di un rapporto riassuntivo in cui confluiscono dati provenienti da due livelli di controllo:

  • Il primo, derivante dall’EU-coordinated Control Program (EUCP), che monìtora il mercato ogni tre anni effettuando campionamenti casuali dei prodotti;
  • Il secondo, derivante dai Programmi di Controllo Nazionali (NC), eseguiti annualmente dagli Stati Membri con campionamenti mirati;

Insieme, EUCP ed NC confluiscono nell’ “EU-coordinated and national programmes”. Ebbene, nel 2018 sono stati analizzati complessivamente 91.015 campioni (testati per 821 pesticidi), il 95,5% dei quali è risultato regolare per ciò che riguarda la quantità di residui fitochimici ammessi dalla legge (Maximum Residue Level – MRL), contro un 4,5% di prodotti non conformi.

La cadenza triennale dell’EUCP è di particolare utilità poiché permette di analizzare eventuali cambiamenti nel tempo delle quantità di residui individuati nello stesso paniere di prodotti, consentendo quindi il riscontro di trend al ribasso o al rialzo. Grazie a questa analisi, tra il 2015 ed il 2018 è stato possibile rintracciare un aumento del trend nei seguenti prodotti:

  • Banane (dallo 0,5 all’1,7%)
  • Peperoni dolci (dall’1,2 al 2,4%)
  • Melanzane (dallo 0,6 all’1,6%)
  • Uva da tavola (dall’1,8 al 2,6%)

I prodotti che nello stesso periodo hanno invece registrato un’inversione di tendenza sono:

  • Broccoli (dal 3,7 al 2%)
  • Olio vergine d’oliva (dallo 0,9 allo 0,6%)
  • Uova di gallina (dallo 0,2 allo 0,1%)

Alcuni fra i pesticidi che più frequentemente hanno superato i limiti di legge sono: ometoato (un insetticida/acaricida organo fosforico; prodotto di degradazione del dimetoato) riscontrato in melanzane ed uva da tavola, clorfenapir e triadimefon (rispettivamente un pesticida alogenato ed un fungicida) nei peperoni dolci.

Ma particolarmente preoccupante appare il ritrovamento, nei prodotti di origine animale (soprattutto derivanti dai suini e le uova di gallina) di sostanze organiche fortemente tossiche ed inquinanti come il DDT, l’esaclorobenzene ed il lindano che, seppur banditi ormai da decenni in agricoltura, continuano a persistere nell’ambiente e, a quanto pare, nella catena alimentare.

I programmi nazionali di controllo vengono invece effettuati in maniera mirata, campionando i prodotti considerati potenzialmente a rischio o nei quali sono state riscontrate violazioni della legge negli anni precedenti. Poiché vengono eseguiti annualmente, non forniscono informazioni statisticamente significative sui trend nei livelli di residui sui prodotti alimentari, ma piuttosto eventuali variazioni di anno in anno. Informazioni, queste, ad ogni modo utili in un programma di valutazione e gestione del rischio.

Ma ora vediamo cosa ci dice l’ultimo report del nostro Ministero della Salute, datato 2017. In attesa che venga pubblicato il prossimo, possiamo almeno risolvere il quesito su “quanti residui c’erano nel mio piatto” qualche anno fa. Domanda inutile? No, se pensiamo al fatto che è l’esposizione a basse dosi ma duratura nel tempo ad essere più dannosa.

Residui di prodotti fitosanitari negli alimenti: Report 2017

Il rapporto 2017 del Ministero della Salute è l’ultimo disponibile rispetto al controllo ufficiale dei prodotti fitosanitari negli alimenti.

Su 8.316 campioni pervenuti ed elaborati da Laboratori di Riferimento e Laboratori del Controllo Ufficiale distribuiti in tutto il Paese, di cui:

  • 3072 campioni di frutta
  • 2849 di ortaggi
  • 1337 di cereali comprese le farine e il riso brillato
  • 326 di olio
  • 732 di vino

nell’ 80 % dei casi – pari a 6.725 campioni – è stato superato il minimo previsto dalla normativa. A questi vanno aggiunti 1.447 campionamenti di prodotti ortofrutticoli, olio, cereali, vino ed altro effettuati anche da parte degli Uffici periferici del Ministero della Salute, così suddivisi:

  • 486 campioni di frutta
  • 186 di ortaggi
  • 155 di cereali
  • 7 di olio
  • 643 di altri prodotti (alimenti di origine animale e altro, legumi secchi e luppolo, the, caffè, erbe infusionali, cacao, cereali trasformati, ortaggi trasformati, frutta trasformata, semi e frutti oleaginosi trasformati e non, spezie, piante da zucchero trasformate e non)
  • baby food (75 campioni)

Prenderemo qui in considerazione solo i dati relativi ai prodotti “irregolari” quelli, cioè, in cui è stato riscontrato il superamento dei limiti di legge (LMR) dei residui di fitochimici. È questa infatti la tipologia di campioni che fa scattare l’allarme della valutazione del rischio, tenendo presente che l’LMR non è un limite tossicologico ma di legge.

Risultati complessivi riguardanti i campioni irregolari

All’interno delle diverse classi alimentari, i prodotti che hanno presentato irregolarità in media superiori rispetto ad alimenti della stessa categoria sono:

  • Frutta: nespole, lamponi, melograni, fichi d’india, cachi, frutta varia, limoni, pesche, fragole, mandarini e albicocche;
  • Ortaggi: legumi freschi, sedani, okra, bietola da costa e da foglia, cavolo cappuccio, lattuga e insalata, carciofi, prezzemolo, pomodoro, spinaci, peperoni dolci, cetrioli, fagioli con baccello;
  • Cereali: farina di frumento, riso brillato;
  • Per gli altri prodotti: spezie, semi e frutti oleaginosi, frutta trasformata, legumi secchi, ortaggi trasformati, cereali trasformati, te-caffè-erbe infusionali – carrube e cacao;

All’interno delle stesse categorie, molti sono i prodotti che non hanno presentato alcun residuo: frutta a guscio come mandorle e nocciole, asparagi, cavoli, aglio e patate dolci, varie tipologie di olio e di farine, latte, miele e prodotti trasformati, ect…

Sostanze attive maggiormente riscontrate nei campioni irregolari

Dimethoato: insetticida organo fosforico particolarmente usati negli oliveti contro la “mosca delle olive”. Neurotossico[3] per l’uomo, sarà messo al bando nell’UE a partire da giugno 2020.

Chlorpirifos: insetticida organo fosforico già messo al bando nell’UE per i suoi effetti nocivi sul neuro sviluppo infantile[4].

Flonicamid: insetticida usato per il controllo delle principali specie di afidi che attaccano i fruttiferi e gli ortaggi.

Carbendazim: fungicida ad ampio spettro.

Benomil: fungicida sistemico attivo anche contro invertebrati.

Composti del rame: utilizzati soprattutto in ambito viticolo.

Appare evidente dai dati su riportati che la % di prodotti con residui superiori ai limiti di legge è piuttosto esigua rispetto alla maggioranza. Nel caso in cui un campione presenti un LMR potenzialmente rischioso per la salute del consumatore, viene innescato un meccanismo di allerta nonché messi in atto opportuni provvedimenti penali per i trasgressori.

Nel confronto con gli anni precedenti, nel 2017 la percentuale di irregolarità nel comparto ortofrutticolo è rimasta stabile intorno all’1%, un risultato che riflette l’efficacia dei meccanismi di controllo centrali e territoriali, nonché la crescente attenzione degli operatori agricoli verso un’agricoltura sempre meno “chimica”. Il superamento occasionale di un limite legale, è bene sottolinearlo, non rappresenta un rischio per la salute: in Italia, l’esposizione alimentare ai fitochimici è, secondo le stime, ben al di sotto dei livelli di allarme. Vale sempre la pena ricordare che è l’esposizione cronica (a basse dosi ma continuativa) ad essere potenzialmente pericolosa.

Possiamo quindi ritenerci tutelati dal punto di vista igienico-sanitario rispetto ai residui di pesticidi negli alimenti? La risposta è affermativa, ricordando però che il rischio zero non esiste.

Per approfondire:

[1]  https://efsa.onlinelibrary.wiley.com/doi/10.2903/j.efsa.2020.6057

[2] Ministero della Salute, Controllo ufficiale sui residui dei prodotti fitosanitari negli alimenti, Report 2017

[3] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/3247000

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26907086

[4] https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/31451641

Doriana Sammali

Pubblicato da Doriana Sammali

Biologa di origini salentine con un interesse particolare per i temi dell'ecotossicologia. Da anni vivo e lavoro fra i monti abruzzesi, dove ho sviluppato e cerco di ampliare la mia attenzione per le tematiche ambientali. Amo la natura e la Vita in tutte le sue forme.