Lo studio Eipro (Tukker et al., 2006) della Commissione europea valuta che il settore alimentare da solo produce circa il 17% delle emissioni di gas serra e consuma il 28% delle risorse. La FAO stima che nel mondo, ogni anno si sprecano 1,3 miliardi di tonnellate di cibo, 1/3 della produzione mondiale annua di cibo, circa 180 kg persona/anno, per un valore complessivo di 750 miliardi, mentre 795 milioni di persone soffrono ancora la fame (Barilla Center for food&nutrition, 2012). Poiché si prevede al 2050, un aumento della domanda di cibo del 70 % (2,3 miliardi di persone in più), risulta evidente come sia necessario aumentare l’efficienza di tutto il settore alimentare e quindi la sostenibilità dell’intera filiera produttiva, per poterne ridurre l’impatto ambientale.
Come misurare la sostenibilità?
La valutazione del ciclo di vita o LCA (Life Cycle Assessment), è l’unica in grado di trarre una stima completa ed esauriente circa la sostenibilità di un prodotto. Permette di stimarne l’impatto ambientale, economico e sociale, nell’intero processo lavorativo “dalla culla alla tomba”. Tale valutazione include, infatti, l’analisi dell’intera filiera produttiva, l’energia consumata e i rifiuti prodotti in ogni fase lavorativa, dall’estrazione e lavorazione delle materie prime, confezionamento, trasporto, l’uso fino alla sua dismissione/riciclo/riuso/discarica.
La definizione proposta dalla Society of Enviromental Toxicology and Chemistry (SETAC) nel 1993 sulla metodologia di LCA è la seguente: “è un procedimento oggettivo di valutazione degli impatti energetici e ambientali relativi a un prodotto/processo/attività, effettuato attraverso l’identificazione dell’energia e dei materiali usati e dei rifiuti rilasciati nell’ambiente. La valutazione include l’intero ciclo di vita del prodotto/processo/attività, comprendendo l’estrazione e il trattamento delle materie prime, la fabbricazione, il trasporto, la distribuzione, l’uso, il riuso, il riciclo e lo smaltimento finale”.
Lyfe Cicle Assessment o LCA agroalimentare
La procedura LCA è standardizzata a livello internazionale dalle norme ISO 14040 (Gestione ambientale, Valutazione del ciclo di vita, Principi e quadro di riferimento) e ISO 14044 (Valutazione del ciclo di vita, Definizione e Linee guida).
L’analisi dei processi produttivi pone in evidenza come i principali parametri di impronta ambientale riguardano le emissioni di gas serra, il consumo della risorsa idrica e la capacità di rigenerare le risorse del territorio utilizzate:
- Carbon Footprint, misura le emissioni di gas serra in massa di CO2 equivalente
- Water Footprint, misura i consumi delle risorse idriche
- Ecological Footprint, è la quantità di terra (o mare), necessaria per fornire le risorse o assorbire le emissioni di un sistema produttivo. Si misura in m2 o ettari globali
Prodotto Carbon Footprint Water Footprint Ecological Footprint
[gCO2-eq/kg ] [Litri/kg ] [m2 globali/kg]
Carne Bovina 31.400 15.500 105
Formaggio/burro 8.784 5.000 75
Pesce 4.273 - 69
Carni bianche 4.830 3.900 46
Legumi 1.550 1.800 21
Vino 2.240 960 19
Pasta cotta 1.984 1.390 17
Latte/yogurt 1.138 1.000 15
Olio 3.897 4.900 14,6
Uova 5.233 3.300 14
Riso 3.170 3.400 14
Ortaggi in serra 4.420 106 14
Ortaggi di stagione 670 106 8
Patate 584 900 7
Pane 983 1.300 6,7
Zucchero barbabietola 900 - 5
Zucchero Canna 200 1.500 4
Frutta 70 600 3
I dati risultanti sono una media prodotta dall’incrocio ponderato di una serie di dati ottenuti principalmente dalle seguenti banche dati:
- Ecoinvent (messa a punto da Swiss Centre for Life Cycle Inventories Center, disponibile online)
- LCA Food (progetto finanziato dal ministero danese per l’agricoltura, il cibo e la pesca, online)
- le Dichiarazioni ambientali di prodotto (Environmental Product Declaration, EPD)
- la Banca dati del Water Footprint Network;
- la Banca dati dell’Ecological Footprint Network.
Per quanto i dati siano suscettibili a variazioni, in base alla tipologia di allevamento di origine e alla distanza dal luogo di trasformazione/vendita, da questi grafici si evince in modo inconfutabile come le carni rosse ed i formaggi siano gli alimenti a maggior impatto ambientale, mentre frutta e verdura rappresentano la scelta più ecologica.
La doppia Piramide alimentare
Per costruire la doppia piramide alimentare si è scelto di utilizzare come parametro di riferimento l’Ecological Footprint, il più completo (sia consumo di risorse, che emissioni di CO2), e considerato tra gli indicatori ambientali da promuovere dalla Commissione Europea.
La piramide a sinistra (alimentare) indica dal basso verso l’alto, gli alimenti secondo il grado di consumo suggerito. La piramide a destra, capovolta, ne riporta gli alimenti secondo l’impatto ambientale, dal basso al più alto.
Il risultato ha dell’incredibile: gli alimenti che andrebbero consumati con maggior frequenza sono anche quelli a minor impatto ambientale, e viceversa. Come a dire, se seguissimo i suggerimenti nutrizionali ufficiali, l’ambiente ne gioverebbe.
Ovviamente questi sono parametri medi, riferibili a prodotti acquistati nei mercati cittadini. Se autoprodotti o presi alla fonte, si abbassano molto. Il trasporto, infatti, è una voce importante all’interno del ciclo di vita di un prodotto.
Economia circolare e prevenzione degli sprechi
L’economia circolare può ridurre in modo significativo gli impatti negativi dell’estrazione e dell’uso delle risorse sull’ambiente e contribuire a ripristinare la biodiversità e il capitale naturale in Europa.
La prevenzione dello spreco alimentare ha l’effetto di ridurre la pressione sulla terra per maggiori rese. Questo a sua volta offre ai terreni agricoli la possibilità di ricostituirsi, riducendone il degrado. Raccogliere i rifiuti alimentari, digerirli e applicare il digestato o il compost ai terreni agricoli può avere molteplici vantaggi:
- Rallenta il degrado del terreno restituendo carbonio organico al suolo, aumentando le rese e riducendo la necessità di fertilizzanti inorganici per coltivare colture e ottenere rese più elevate.
- Restituire i rifiuti alimentari ai terreni agricoli sotto forma di digestato e compost previene la perdita di nutrienti (azoto, fosforo e potassio) nelle discariche, mantenendoli in circolazione per il riutilizzo. Ciò è particolarmente importante per il fosforo, le cui riserve rimanenti sono geograficamente concentrate e in continuo declino.
- Il riciclaggio dei nutrienti impedisce anche il deflusso dei nutrienti nei corpi idrici superficiali, che causa l’eutrofizzazione e la crescita delle fioriture algali, che a loro volta influiscono sulla vita acquatica e sul sostentamento delle persone che dipendono da essa
La prevenzione degli sprechi lungo la catena alimentare porta i maggiori benefici alla società e all’ambiente attraverso la riduzione dei costi e degli impatti del cibo prodotto. Le misure per la prevenzione dello spreco alimentare possono essere implementate per prevenire perdite evitabili all’interno dei contesti urbani, mentre diversi benefici di mitigazione del cambiamento climatico si ottengono gestendo gli sprechi alimentari inevitabili una volta scartati, cioè raccogliendoli e trattandoli correttamente.
Per approfondire:
- Barilla Center for Food & Nutrition (www.barillacfn.com)
- BCFN, Lo spreco alimentare: cause, impatti e proposte, 2012
- Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo
- FAO, Food and Agriculture Organization of the United Nations
- Presa Diretta, La rivoluzione agricola, 2018