La metà del latte italiano contiene antibiotici

Un’analisi su 56 campioni di latte italiano rivela dei risultati shock: la metà presenta tracce di antibiotici. Dalla mucca, al latte, all’essere umano, il passaggio, è immediato.

antibiotici latte italiano

Presentato il primo studio sul latte italiano per valutare la presenza di sostanze farmacologicamente attive, micotossine e altri metaboliti microbici, utilizzando l’innovativo sistema UHPLC-Q-Orbitrap HRMS. Sono stati analizzati 56 campioni con tecniche avanzate di Spettrometria di Massa per la Caratterizzazione delle Sostanze Chimiche, messe a punto dall’Università di Napoli Federico II e l’Università di Valencia. (Ricerca)

I recenti test de Il salvagente (mensile leader nei test di laboratorio), confermano quei dati.  Pubblicati sul numero di febbraio, in collaborazione con le Università di Napoli e Valencia, prende di mira 21 campioni di latte – fresco e a lunga conservazione (uht) – disponibili in commercio nel mercato italiano.


I risultati

La metà dei casi sono risultati positivi ai test, evidenziando la presenza di antibiotici, antinfiammatori e cortisonici. Per la precisione i principali farmaci trovati sono stati dexamethasone (cortisonico), neloxicam (antinfiammatorio) e l’amoxicillina (antibiotico). C’è da dire che le tracce di cortisone e antibiotico, presenti nel latte, sono sotto la soglia minima prevista dal regolamento europeo 37 del 2010.

“Nel 49% dei campioni sono state rilevate sostanze farmacologicamente attive (intervallo 0,007-4,53 ng / mL), incluse micotossine non bersaglio.”

Le marche di latte, trovate con un quantitativo variabile da 1 a 3 farmaci, sono:

  • Lidl (latte fresco) – 3 farmaci
  • Ricca fonte – distribuito da Esselunga – due farmaci
  • Esselunga fresco – due farmaci
  • Carrefour fresco – due farmaci
  • Parmalat Zymil (fresco) – due farmaci
  • Conad – un farmaco

L’analisi non arriva come fulmine a ciel sereno. Già da diverso tempo, si era informati dell’uso di antibiotici negli animali (polli, mucche, maiali, conigli…) e che gli stessi con molta probabilità si sarebbero rinvenuti nei loro sottoprodotti: carni, uova, latte, formaggi. Questa ricerca mette definitivamente nero su bianco le preoccupazioni teorizzate e definisce il margine di pericolo per l’essere umano.

latte supermercato antibiotici

Gli elementi che concorrono al contenuto di residui farmacologici nel latte, sono:

  • antibiotici usati in allevamento ed agricoltura
  • uso di latte straniero (spesso le legislazioni di quei Paesi permettono uso di pesticidi e farmaci da noi proibiti)

Problemi per la salute?

Tutte le tracce di farmaci erano sotto la soglia normativa. Il problema nasce nell’assunzione di farmaci nella quotidianità. L’abuso di antibiotici, oltre ad esporre i soggetti ad inutili rischi derivanti dai lori effetti collaterali, pone grandi problematiche cliniche connesse al possibile sviluppo di resistenze batteriche.

La comunità internazionale mette in allarme: la resistenza antimicrobica (AMR) – la capacità dei microrganismi di resistere agli antimicrobici – è il principale problema di salute infettiva nei paesi UE / SEE e una delle principali cause di preoccupazione per la salute pubblica.

 

Secondo un recente studio pubblicato dall’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control), le infezioni causate da batteri antibiotico resistenti (pari a più di 670 mila infezioni all’anno nell’UE) sono responsabili di circa 33.000 morti all’anno nella sola UE. L’Italia risulta tra i Paesi europei con i maggiori livelli di resistenze batteriche.

A rischio neonati e bambini

La fascia della popolazione più esposta al rischio è ovviamente quella in età pediatrica, i bambini fino al primo anno di vita. Sia, per una maggiore sensibilità ai farmaci, che per un uso curativo più massiccio. (AIFA, 2018) Alberto Ritieni, professore di Chimica degli Alimenti presso la Facoltà di Farmacia della Federico II e autore dello studio, sottolinea:

“Nelle nostre conclusioni sottolineiamo che dato che il latte è raccomandato nella loro nutrizione, i neonati e i bambini in età infantile sono particolarmente esposti a queste sostanze e potrebbero risultare più vulnerabili. La loro capacità a metabolizzare questi agenti tossici non è ancora ben sviluppata. Per questo un monitoraggio costante degli allevamenti sarebbe necessario per assicurare la salute di questi piccoli consumatori”. 

 


Latte, 1 su 2 contiene materia prima straniera

Da diverso tempo, si è venuti a conoscenza che, in Italia, molti grandi marchi di latte, in realtà usano mescolare in percentuali variabili delle quantità di latte proveniente da paesi esteri con latte italiano. Non ci sarebbe nulla di male in questo, se fosse chiaro al consumatore – specificato in etichetta.

latte cioccolato

Il problema nasce nel momento in cui si spaccia per italiano latte che non lo è in toto. Chi compra viene beffeggiato due volte. Una perché paga il surplus del valore aggiunto di un prodotto nazionale che risponde a precisi standard di qualità, due perché è ignaro dei requisiti vigenti in quel paese lontano dove ha origine la materia prima straniera. Spesso in alcuni Paesi sono permessi alcuni fertilizzanti o antibiotici che il Belpaese ha vietato o ristretto l’uso per gli effetti dannosi sulla salute umana.

La lista segreta dei produttori italiani

Report (Latte Versato), con un servizio molto avvincente, ha messo in luce come questa sia un’attività molto frequente per i prodotti di seconda lavorazione come formaggi e derivati. Ed è venuto in possesso di una lista segreta di grandi marchi, discount e caseifici, che usano latte straniero nei loro prodotti:

  • Galbani acquista tonnellate di cagliate lituane, creme di latte dalla Spagna, mozzarelle dalla Francia. Dice che le cagliate sono solo l′1% delle loro produzioni le utilizzano per formaggini e mozzarelle per la ristorazione, e riportano l’origine in etichetta
  • Prealpi: tonnellate di formaggi e cagliate dalla Germania, formaggi a pasta dura persino dalla Finlandia, mozzarelle dalla Danimarca. Ci ha scritto che mette l’origine in etichetta.
  • Granarolo compra latte dalla Francia, dalla Repubblica Slovacca, dalla Slovenia e dall’Ungheria.
  • Il gruppo Newlat che significa Giglio, Polenghi, Torreinpietra, tonnellate di latte crudo dall’Ungheria.
  • Parmalat di Collecchio compra tonnellate di latte crudo dalla Slovenia, Belgio, Croazia, Ungheria, Repubblica Slovacca e grattugiati dalla Polonia equivalenti a circa il 30 % di tutta la sua produzione, e lo indica in etichetta.
  • Poi ci sono i produttori di mozzarelle Francia e Cuomo che dalla Germania comprano le mozzarelle. Francia dice che commercializza prodotti a marchio tedesco in Italia e che le mozzarelle tedesche sono destinate alla ristorazione. 
  • Poi ci sono anche i caseifici del Grana Padano che oltre la produzione DOP fanno i grattugiati misti e acquistano latte e formaggi da Germania, Polonia, Ungheria. Quelli del Parmigiano acquistano da Lituania e Lettonia.

Gli antibiotici in allevamento e agricoltura

L’uso di farmaci e antibiotici in agricoltura e sugli animali da allevamento a scopo produttivo/intensivo, non è una scoperta. Da diversi anni giornali, tv e web hanno messo in luce la questione. Gli antibiotici vengono adoperati per infezioni, malattie e per evitare insorgere di epidemie. Le condizioni di allevamento intensivo, vocato al profitto, determinano un ammassamento di animali in spazi ristretti e in condizioni di luce/igiene sfavorevoli. Questo determina un clima favorevole al proliferare di virus e batteri e, di conseguenza, un sempre più frequente e massiccio ricorso ad alte dosi di medicinali. Spesso anche per via preventiva.

E nemmeno nuova è l’idea che tali farmaci possano essere trasmessi dal produttore al consumatore: latte, uova, formaggi, carni. Ma finora ciò erano solo supposizioni. Con questa ricerca, ogni dubbio è finalmente sollevato.

allevamento intensivo mucche latte

Report (Resistenza Passiva), evidenza come negli allevamenti intensivi finisce il 70% degli antibiotici prodotti nel mondo.

Va poi considerato l’inquinamento farmaceutico prodotto da agricoltura e allevamento. L’acqua, la terra e quindi l’aria ricevono i residui antibiotici delle colture e dei reflui che prima o poi entrano in contatto con noi.

L’agricoltura è il maggior produttore di acque reflue, in termini di volume, mentre l’allevamento genera molti più escrementi degli umani. A livello globale, 4,6 milioni di tonnellate di pesticidi chimici vengono spruzzati nell’ ambiente ogni anno. Stime recenti fissano l’impatto economico dei pesticidi su specie non target (come l’uomo) a circa 8 miliardi di dollari all’anno, nei paesi in via di sviluppo. (fonte: FAO)


Le marche di latte sicuro per la salute

Dalle analisi, emergono anche buone notizie. Tra le marche analizzati, ne risultano alcune prive di residui cortisonici o antibiotici. Esse sono:

  • Parmalat Zymil Alta Digeribilità magro UHT
  • Arborea Latte Intero UHT
  • Mila senza lattosio UHT
  • Candia Gran Latte UHT
  • Sterilgarda Latte parzialmente scremato UHT
  • Todis Colle Maggio latte fresco

latte versato

Che tutti i campioni analizzati rispettino la soglia dei valori di legge è evidente. E’ anche chiaro come questi, seppur in piccola parte, partecipano al livello totale di concentrazione di antibiotici assunti da un individuo (attraverso farmaci, alimentazione). E che, secondo il parere degli esperti in materia, i bambini in età pediatrica siano i più vulnerabili. Ora sta a noi fare le nostre scelte.


Per approfondire:

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Pubblicato da eco_logico

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